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2022-10-18 03:16:52 By : Ms. YY INK

Franciacorta, Trento, Oltrepò Pavese e tutte le altre regioni delle bollicine. Alla scoperta di etichette meno note, vitigni autoctoni, cuvée emergenti, zone appena affacciatesi al vino

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Spazzata via l’ossessione del confronto con lo Champagne, con improbabili emulazioni e paragoni, il Metodo Classico italiano sta vivendo un periodo nuovo: un periodo di transizione. In atto c’è un rimodulazione dell’identità dei territori italiani più vocati per la lenta presa di spuma del Metodo Classico, stimolato da un ricambio generazionale con l’inserimento di tanti giovani produttori che hanno innalzato la qualità media, una leva anche per le cantine più grandi. Abbiamo scelto 3 focus.

Partiamo dall’Oltrepò Pavese, per molti la zona d’elezione per il Metodo Classico, per altri l’eterno Godot schiacciato da potenziali mai totalmente espressi. Ma i risultati dei nostri assaggi parlano chiaro, con ben 5 Tre Bicchieri al Metodo Classico, riconfermando l'ottima prestazione dello scorso anno. D’altronde con 3.000 ettari di pinot nero a disposizione, suoli calcarei ed escursioni feroci, le condizioni sono ideali. Non a caso grandi produttori di altre zone sono sempre venuti qui a rifornirsi di uve alla ricerca di ph bassi e acidità vibranti. Numerosi produttori stanno lottando contro le modalità di lavoro delle enormi cooperative sociali della zona, con risultati faticosi ma davvero notevoli.

E poi la Franciacorta (10 Tre bicchieri nella Guida),che sta virando con determinazione verso dosaggi molto contenuti o assenti, puntando sempre più sul pinot nero, rivedendo la filosofia originaria del satèn. E le vendite all’estero stanno finalmente iniziando a decollare, dando nuova linfa alla produzione.

Infine il Trento (7 Tre Bicchieri), con tanti piccoli produttori e qualche colosso, Ferrari su tutti, per un panorama sempre più esplorato anche fuori dai confini nazionali, di grandissimo livello per pulizia gustativa, tensione e finezza.

Insomma, di materiale c’è n’è tanto anche perché la malattia per il Metodo Classico sta facendo vittime su tutto il territorio italiano, dal Friuli all’Etna. Si sta allargando la base di varietà utilizzate, chiaramente con risultati non sempre felici, ma a volte anche più che incoraggianti. Insomma, un panorama tutto da seguire, con produttori e zone che stanno prendendo consapevolezza dei proprio mezzi, affinando lo stile e specializzandosi sempre più verso cuvée che raccontano la vigna d’origine e meno il metodo utilizzato, dimenticando il compitino della mamma: uvaggio, dosaggio, mesi sui lieviti. E parlando sempre più di luoghi e singole vigne.

Quelle che seguono sono le cuvée emergenti dei tre territori di riferimento che vi abbiamo raccontato. Provate ad assaggiarli alla cieca queste cuvée, magari accanto alle vostre preferite da ogni parte del mondo. Potrete ritrovarvi con qualche sorpresa.

Fu Angelo Ballabio a fondare questa storica cantina nel 1905, e per anni rappresentò un punto di riferimento nella storia vinicola dell’Oltrepò Pavese. Ora naturalmente molto è cambiato, la sede è un’altra – molto bella, sulle prime colline di Casteggio – ed è soprattutto attrezzata per la produzione spumantistica, vista la modernissima e vasta cantina con caduta dell’uva nelle presse per gravità. L’esperto enologo Carlo Casavecchia affianca Filippo Nevelli, che ha dato nuova linfa a tutta la produzione, nel puntare a risultati di assoluto rilievo.Il Brut Farfalla bissa il successo dell'anno scorso e si aggiudica anche in questa edizione del trentennale i Tre Bicchieri: croccante, nitido, elegante, verticale, ha i profumi dei piccoli frutti rossi del pinot nero con intriganti note di erbe aromatiche, bolla fine e finale di lunga e gustosa persistenza.

Pinot Nero Brut 64 '12 Calatroni

Una boccata d’aria fresca in Oltrepò Pavese. In pochi anni l’azienda fondata nel 1964 da Luigi Calatroni, ora condotta dalla quarta generazione, rappresentata dai fratelli Cristian e Stefano, ha bruciato le tappe. Merito della capacità di questi ragazzi nati negli anni Ottanta nel lavorare soprattutto le uve che danno i migliori risultati sui terreni in prevalenza bianchi di Montecalvo Versiggia, ovvero riesling e pinot nero. Se l'anno scorso il Brut 64 era riuscito a conquistare di slancio il massimo riconoscimento, questa versione 2012 non riesce a bissare l'impresa, ma rimane comunque uno dei migliori spumanti assaggiati quest'anno caratterizzato com'è da una bolla cremosa e dalla nitidezza dei profumi.

OP Pinot Nero Brut Cl. M.V. 2011 - Ca’ Tessitori

Da seguire con attenzione l’evolversi della produzione di questa cantina, guidata da Luigi Giorgi con il supporto dei figli Giovanni e Francesco. Vasche di cemento protagoniste, anche se qualche tonneau ha fatto la sua comparsa dopo l’abbandono delle barrique; vigneti in collina, a Montecalvo Versiggia e Finigeto; vini di carattere che “sentono” annate e terreni.Il Brut M.V. che l'anno scorso aveva sfiorato il massimo riconoscimento anche nella versione 2011 si conferma spumante di razza, sempre giocato sullo stile evolutivo ma sostenuto da grande nerbo.

Franciacorta Pas Operé '09 – Bellavista

Bellavista è una delle griffe più prestigiose dell’enologia Italiana, e rappresenta con successo la denominazione Franciacorta nel mondo. La maison di Vittorio Moretti, in cui è sempre più coinvolta la figlia Francesca accanto al talento enologico di Mattia Vezzola è la capofila di un gruppo che vede al suo interno anche Contadi Castaldi e le toscane Petra e La Badiola. Tre Bicchieri meritatissimi per il Pas Operé ’09, un piccolo capolavoro di complessità e freschezza, ricco di note di frutto e di fresche sfumature agrumate, delicatamente equilibrato, profondo e di suadente bevibilità. Epitome dello stile Bellavista.

Franciacorta Dosaggio Zero - Colline della Stella

Senza dubbio una delle realtà emergenti più interessanti della spumantistica italiana. Andrea Arici e Giovanni Arcari producono una curata gamma di Franciacorta dalle vigne di proprietà tutti senza l’utilizzo di alcuna liqueur d’éxpedition, per preservare l’integrità delle sfumature di ogni terroir. Golosissimo e dalla beva spontanea il Dosaggio Zero (90% chardonnay, 10% pinot nero): è nitido, sapido, appagante. Offre una fragranza fruttata accattivante e ben modulata, il finale è pimpante e molto continuo. Rigenerante.

Potete seguire Andrea anche sul suo blog Terra Uomo Cielo: terrauomocielo.net

Franciacorta Zero '12 – Contadi Castaldi

La Contadi Castaldi di Adro pur avendo una sua autonomia operativa e un suo importante parco vigneti, fa parte del gruppo Terra Moretti. La cantina è stata ricavata dalla riconversione delle antiche fornaci di Adro, e oltre alle uve delle vigne aziendali può contare su vigneti in affitto e su acquisti da conferitori selezionati. La guida con talento e passione Gian Luca Uccelli, enologo, che si è formato negli anni presso la casa madre. Quest’anno i Tre Bicchieri vanno a un'eccellente versione dello Zero, quella dell’annata 2012. Cuvée paritaria di pinot nero e chardonnay (una parte del vino base matura in legno) ha riposato 40 mesi sui lieviti prima della sboccatura e altri sei prima della commercializzazione. Ha un bouquet dinamico e grintoso all’insegna del frutto bianco e dei frutti di bosco con sfumature di scorza d’agrume ed erbe aromatiche, e al palato ha struttura e freschezza, equilibrio e profondità, e una lunga persistenza aromatica.

Franciacorta Brut Doppio Erre Di - Derbusco Cives

Un gruppo di cinque “cittadini di Erbusco”, nel 2004, decise di dar vita a una nuova azienda agricola, che oggi, sulle colline moreniche del comprensorio comunale, può contare su 12 ettari di vigneto. In poco più di 10 anni, le etichette hanno dimostrato una crescita qualitativa costante che ha permesso all'azienda di ritagliarsi una bella fetta di reputazione nello scenario franciacortino. Fiore all’occhiello dell’azienda è il Doppio Erre Di (recentemente degorgiato): si tratta d’un Brut da uve chardonnay che dopo una lunga maturazione sui lieviti viene sboccato subito prima della consegna al cliente. Quello assaggiato quest’anno ha una bella pienezza, è ricco di fresche note agrumate al naso come al palato, dove si distende elegante, profondo e fruttato.

Trento Brut Dosaggio Zero 2008 – Opera

Questa piccola realtà ha subito dimostrato di essere in grado non solo di competere ma pure di troneggiare sul podio dei Trento, con alcune versioni di Metodo Classico decisamente emozionanti. Si tratta di un'azienda esclusivamente spumantistica, dalla struttura moderna, tutto acciaio, vetro e porfido, una pietra durissima ma gentile con la vite che imprime carattere ai vini e sorregge i vigneto grazie ai muri a secco. La Riserva '09 è portentosa: di colore oro con riflessi come schegge porfiriche, la mineralità della valle di Cembra, dove maturano le uve di questo classico Trento. Sapida, di bella trama, dalle note speziate, il suo carattere risalterà ancor più con qualche stagione sulle spalle

Trento Brut Nature Riserva 2011 – Bellaveder

Tranquillo Lucchetta, per la sua azienda, non ha scelto un nome a caso; la veduta che si coglie sporgendosi dal terrazzo dei vigneti si apre su un panorama suggestivo, un ambiente incontaminato e intatto, in cui le strutture della cantina sono interrate e scavate sotto i filari delle viti. Nei campi e in azienda si lavora in biologico, con un'attenzione costante per la sostenibilità ambientale. Tra la gamma, che prevede anche le altre espressioni classiche trentine spicca il Brut Nature Riserva '11, carico nella ritmata carbonica, di grande grinta gustativa, con un tocco aromatico di erbe alpine in sintonia con timbri agrumati.

Trento Dosaggio Zero Riserva 2011 - Maso Martis

Le pendici del Calisio, sempre baciate dal sole, sono lo scenario in cui sono incastonate le vigne di Roberta e Antonio Stelzer. La produzione si aggira intorno alle 60 mila bottiglie, di cui 45 mila dedicate al Metodo Classico. Se la Riserva Madame Martis '06 è comunque un vino decisamente entusiasmante (ma se ne producono neanche mille bottiglie) quest'anno i Tre Bicchieri sono andati al Dosaggio Zero '11: fuoriclasse nella categoria, con il pinot nero che domina la cuvée rendendola coinvolgente, grintosa quanto carezzevole.

La voglia di creare e sperimentare è insita nel nostro DNA (crazy and funny sono gli epiteti più utilizzati per i produttori italiani all’estero) e oggi sempre più viticoltori, da nord a sud, isole comprese, piuttosto che spumantizzare con un "semplice" metodo Charmat (rifermentazione in autoclave), preferisce il fascino senza tempo del Metodo Classico. Accanto alle quattro zone principali in cui tradizionalmente vengono prodotti spumanti rifermentati in bottiglia – Alta Langa, Franciacorta, Oltrepò Pavese e Trento - sempre più spesso emergono aziende che si cimentano nella produzione di bollicine con risultati che riescono a spiazzare anche i più scettici commentatori enoici. Se abbandoniamo il nord, spostandoci verso latitudini meno consuete per gli incontri con le bollicine, a Civitella d'Agliano in provincia di Viterbo, sulle colline che disegnano l'alto corso del Tevere, ci imbattiamo in Sergio Mottura e nel suo Brut, blanc de blancs da uve chardonnay, che, dopo 4 anni sui lieviti, si presenta pieno e avvolgente, saporito e vibrante.

Ma la tendenza che emerge in maniera sempre più decisa è quella di legare la pratica spumantistica al territorio tramite l'utilizzo di vitigni autoctoni. E per questo Colonnara, azienda storica di Cupramontana (AN), terroir d'elezione per il verdicchio, ormai da anni spumantizza proprio questo vitigno: il risultato è il Brut Ubaldo Rosi che nella versione ‘09 mostra gran classe e tipicità, con mandorla, echi balsamici e anice e con una bocca dalla salda struttura e dalla carbonica puntiforme al servizio di un sorso cremoso. Rimanendo al centro, vogliamo soffermarci anche sugli spumanti di Stefano Grilli de La Palazzola (Vascigliano, TR) che si dedica al genere già da tempi non sospetti; l'annata 2012 ha regalato una grande versione del suo Riesling Brut Metodo Ancestrale. Scendendo un po' verso sud non mancano ulteriori sorprese; nel Cilento una giovane azienda emergente, Casebianche, produce uno spumante col fondo da uve fiano a dosaggio zero, La Matta, fragrante e dalla beva golosa e pericolosissima. Non mancano esempi di grandi versioni di Metodo Classico sulle isole. Qui citiamo soltanto le Cantine Murgo, che già dal 1990, producono un Brut da nerello mascalese, e che negli anni hanno ampliato la gamma con un Extra Brut dallo stesso vitigno, dalla tessitura elegante e carattere etneo.

a cura di William Pregentelli

Alcuni vini dei territori citati in questo articolo sono acquistabili su Tannico.it, l’enoteca online partner di Gambero Rosso. Ai lettori viene riconosciuto uno sconto del 10% sul primo ordine utilizzando il coupon GR-X5YAB-87D

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