Vilhelm Lauritzen e il modernismo danese - Living Corriere

2022-10-08 17:44:59 By : Mr. kata zhilemei

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Vilhelm Lauritzen e il modernismo danese

Vilhelm Lauritzen e il modernismo danese

Il suo non è esattamente il primo nome che viene in mente, ma l’architetto Vilhelm Theodor Lauritzen è riconosciuto a buon titolo come uno dei principali padri del modernismo danese. Uno di quegli architetti da “design totale”, che si occupava cioè dalla A alla Z di tutti gli elementi del progetto inclusi quelli decorativi: dalle maniglie delle porte ai posacenere e le ringhiere, fino alle lampade, ai divani e alle sedie.

Qualcosa di assimilabile, in Italia, al grande Gio Ponti: eleganza profusa e grazia nell’equilibrio di composizione di forme, abbinamenti sorprendenti di materiali con in più, nel caso di Lauritzen, quel saper fermarsi esattamente al confine tra troppo e troppo poco, come era solito fare con grande maestria e senza sforzo apparente un altro danese celebre, il premio Prizker Jørn Utzon.

Se l’architettura fino a prima di allora si era concentrata maggiormente su forma e decorazione degli edifici, l’approccio di Lauritzen si è incentrato da subito più sulla fruibilità. Con pensiero libero, riuscì a creare soluzioni così semplici e altamente funzionali, seppur seguendo sempre il credo «Non c’è vita senza estetica».

Molti dei suoi progetti sono ancora oggi validi esempi di quella che allora era considerata un’architettura nuova e rivoluzionaria: l’esile parallelepipedo dell’ambasciata danese a Washington, D.C. (1960) è stato l’iniziatore del genere, come il progetto del grande magazzino Daells Varehus che si aggiudicò con l’architetto Frits Schlegel vincendo una competizione del 1922; il primo terminal di Copenhagen (1939) è ancora un modello di riferimento per la progettazione della stragrande maggioranza degli aeroporti del mondo.

“NON C’È VITA SENZA ESTETICA”

Lauritzen è stato un grande amante della natura, un appassionato entomologo, ma la sua vera vocazione fu sempre l’architettura, convinto che il suo dovere fosse quello di mettere la propria arte al servizio di tutti, non solo di pochi privilegiati. A Copenhagen ha firmato due progetti dedicati alla musica: l’edificio radiotelevisivo Radiohuset a Frederiksberg, inaugurato nel 1945 e che oggi ospita la Royal Danish Academy of Music, e il centro culturale Vega – Folkets Hus del 1956, una sorta di Casa del Popolo.

La prima architettura è una delle opere più famose di Lauritzen e patrimonio storico. L’austera facciata rivestita in pietra arenaria fa da scrigno ai sofisticati interni, rimasti inalterati, con una profusione di marmo groenlandese, ottone, legno di teak, la raffinatezza della pelle che riveste il soffitto del foyer e dei dettagli come i parapetti con gli inserti in canna di bambù sottile rimando alle note musicali.

Il Vega fu creato originariamente come luogo di incontro per il movimento operaio, una sorta di Folkets Hus – Casa del Popolo.  Dopo il vasto restauro del 1996, l’edificio modernista è stato trasformato in una sala da concerti e da allora è diventato uno dei luoghi simbolo della vita culturale di Copenhagen. Un labirinto di sale da musica e piccoli bar per la sosta, con un sistema di scale e percorsi che permettono flussi ottimali e veloci nell’edificio.

Lauritzen fu un instancabile creatore di arredi e lo studio che oggi porta avanti il suo nome – il Vilhelm Lauritzen Architects, che festeggia i 100 anni – ne ha ancora centinaia di inediti in archivio. Quelli che abbellivano questi luoghi dedicati alla musica furono progettati specificatamente, in qualche caso con l’architetto Finn Juhl collaboratore nello studio di design per 11 anni, dal 1934 al 1945.

Alcuni dei pezzi storici saranno disponibili nel mese prossimo rieditati da Carl Hansen & Son. Della Radiohuset viene riproposta la collezione Foyer composta da panca, divano e seduta lounge, realizzati artigianalmente e tutti caratterizzati da un’interazione tra la struttura in rovere trattata a mano e le sedute e gli schienali imbottiti rivestiti in tessuto o pelle, impuntati a bottoni. Per il Vega venne disegnata la sedia omonima, presentata adesso in diverse varianti in un elegante mix di acciaio, legno di rovere e una varietà di rivestimenti differenti.

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