La processione della rinascitaSalerno riabbraccia San Matteo - Il Mattino.it

2022-10-11 01:43:59 By : Ms. Lena Ma

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La processione della rivalsa sul Covid. La processione del ritorno a palazzo di città. La processione della prima volta a piazza della Libertà. La processione del vento che sferza le statue, ma non le scalfisce. La processione che restituisce San Matteo alla sua Salerno e Salerno al suo santo patrono. La processione della ripartenza che inizia già nell'atrio del duomo, nella gioia stampata sui volti senza mascherine dei fedeli, nell'appagamento di una città che si riappropria di qualcosa che gli appartiene, nell'emozione del popolo che stringe in un abbraccio la tradizione ritrovata che tanto gli era mancata.

Sono le 18 in punto quando le statue dei santi, in parata, conquistano l'atrio del duomo pullulante di gente. San Gaio, san Fortunato, sant'Ante e san Gregorio VII sono cinti di piume e adornati di ginestre. Anturium e gigli bianchi per san Giuseppe, circondato di angeli dalle ali dorate e issato su un altare del colore del marmo. Uno sfarzo barocco che si fa più stravagante negli addobbi di san Matteo: un baldacchino di garofani giapponesi color porpora a proteggerne il busto e una cascata di fiori di ogni tipo e tinta ai suoi piedi. Alle spalle, una colomba della pace che spedisce istintivamente il pensiero nel cuore dell'Europa. La banda suona, la gente batte la mani al ritmo di marcia. I santi, uno alla volta, varcano la soglia del duomo per essere accolti dall'applauso liberatorio della folla in attesa in piazza Alfano I, un'attesa lunga due anni. Le statue, tra i pennacchi delle alte uniformi e lo sfavillare dei coriandoli che cadono giù dai balconi, conquistano via Mercanti tra le melodie dei canti e il mormorio delle preghiere. Che cedono il posto allo scrosciare degli applausi e al ritmo della musica quando le statue fanno capolino in una piazza Portanova gremita. Una per una, girano su stesse godendosi il momento di gloria. I giri e i balli degli anni passati sono un ricordo lontano che, però, si fa tentazione. E san Giuseppe un po' cede al ritmo incalzante. La gente applaude, incita i portatori che, davanti, hanno il corso del re desideroso di vederli sfilare. La stanchezza è ancora lontana, complice anche una temperatura troppo bassa per le ultime ore d'estate. Eppure, uno di loro si sente male e finisce in ospedale. Ma niente di grave. E dunque la processione può continuare, svoltare l'angolo su via dei Principati e poi incanalarsi lungo corso Garibaldi. Ed è proprio lì che il ricordo del folclore degli anni passati si fa presenza. San Giuseppe, sempre lui, si conferma il meno incline al rispetto dei protocolli. Balla, la pesantissima statua di legno, con i portatori vestiti di blu che, per la gioia del pubblico, fanno su e giù a piccoli passi a tempo di musica. Il vento soffia, diffonde nell'aria l'odore di milza che sbuca dai balconi aperti e dai locali che, lungo il percorso, non rinunciano a vendere il piatto della tradizione. Il buio inizia a calare sulla città e la brezza sferza visi ancora abbronzati. Ma, giubbini e foulard, i salernitani non rinunciano alla processione ritrovata. Il Covid è solo un ricordo lontano, visibile qua e là sul qualche viso mascherato.

I fedeli omaggiano il vescovo Bellandi, che dispensa sorrisi e saluti con ampi gesti delle mani. E si avvicina alle transenne a salutare i più piccoli. C'è chi prega e chi chiacchiera, chi canta e chi commenta. Chi chiama a gran voce i portatori che avanzano spavaldi e fieri. C'è chi manda baci all'amata intravista dell'altra parte della transenna, chi risponde ai saluti di amici e parenti. Come ogni anno, ogni paranza ha la sua mascotte. Per lo più portatori bambini che imitano gli adulti e gongolano orgogliosi nella divisa d'ordinanza cucita per loro. Tra tutti, nella paranza di san Fortunato, si fa notare una giovanissima donna. Non porta il santo, ché il fisico minuto non glielo permetterebbe. Ma cammina fiera affianco ai compagni maschi. Il serpentone procede spedito alla volta di palazzo di città: il patrono torna nell'atrio del Comune dopo che, per una manciata di anni, rigidi protocolli gli avevano precluso l'ingresso. Sindaco a amministratori, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, lo accolgono proprio sotto la vetrata che ne raffigura l'effige. La gente applaude e si prepara, curiosa, a seguire le statue nel nuovo tragitto. Già, perché se la città si evolve, la processione del santo ne segue le evoluzioni, anche urbanistiche. E così le statue sfilano verso piazza della Libertà passando nella traversa che divide palazzo Guerra da piazza Amendola. Si riversano sul lungomare dove ad attenderli c'è un'inattesa folla. Lo slargo di Santa Teresa è una curva gremita di gente. I balconi del Crescent una tribuna vip che osserva da lontano. Gli applausi dei presenti sono linfa per i paranzieri che iniziano a cedere alla stanchezza. «Non perdiamo il passo urla un portatore di san Matteo a mò di mental coach Strisciamo i piedi, voglio sentire il rumore. Forza, così! Siamo una sinfonia». La benedizione del mare dà respiro ai portatori. Che, dalla piazza, devono rimettersi in cammino per il tratto finale. Dalla nuova alla vecchia Salerno, dal mare al centro storico e cuore pulsante della città. San Matteo torna nei suoi vicoli e, a piazza Sedile del Campo, tutta la gioia si fa pioggia di coriandoli. Il santo, nel suo baldacchino rosso disseminato di luci, si avvia alla volta del duomo. Ma prima c'è da fare una tappa nella caserma della Guardia di Finanza. Una tappa ritrovata, come per palazzo di città, tra gli uomini e le donne di cui è il santo protettore. E mentre san Matteo saluta i finanzieri, le altre statue, una alla volta, fanno ritorno a casa. Non prima che le forze dell'ordine abbiano ammanettato e portato via un uomo, affetto da problemi psichici o sotto l'effetto di sostanze, che ha reagito con violenza all'invito a lasciare libero il passaggio. Alla fine, arriva lui, san Matteo. E la sua corsa per le scale attesa da due anni. Come i fuochi d'artificio che, a mezzanotte, colorano il cielo di una città che ha ritrovato la sua festa.