Ortensie: le cure di primavera - Cose di Casa

2022-10-12 19:31:03 By : Mr. Troy Sun

Con il risveglio vegetativo, occorre controllare le piante di ortensie. Devono essere concimate e bisogna predisporre le cure giuste per evitare le patologie di cui hanno sofferto la scorsa estate.

Con i suoi fiori vistosi e duraturi, l’ortensia da alcuni anni è ritornata di grande attualità e di frequente impiego , sia come fiore reciso per eleganti composizioni, sia negli allestimenti degli spazi verdi, grazie anche alla riscoperta di vecchie varietà e all’introduzione di nuove forme botaniche. Il genere Hydrangea è composto da diverse specie, tra cui le più diffuse sono: macrophylla, di origine cinese, la più conosciuta per le infiorescenze a palla, quercifolia, così chiamata per la forma delle foglie che ricorda quella della quercia, paniculata, molto rustica e vigorosa, alta sino a tre metri e petiolaris, l’unica rampicante che, in condizioni ottimali, si può innalzare sino a 4-5 metri di altezza. Considerata pianta rustica e semplice da coltivare , l’ortensia cresce preferibilmente in piena terra, anche se tollera discretamente lo sviluppo in contenitore, purché questo sia molto capiente e più profondo che largo. In ogni condizione, per poter fiorire tutta l’estate, occorre rimediare adesso, in pieno risveglio vegetativo, a eventuali carenze nutrizionali. Inoltre, serve un accurato controllo sui parassiti più diffusi.

Le ortensie sono considerate specie acidofila: vanno quindi evitati  i substrati calcarei, ovvero quelli con pH superiore a 7,5 poiché questi risultano poveri in microelementi (particolarmente ferro) indispensabili per una rigogliosa crescita delle parti verdi e, soprattutto, dei fiori. Va ricordato che intervenendo sull’acidità del terreno con la somministrazione  di particolari concimi o di elementi minerali quali ferro e alluminio,  è possibile variare il colore dell’infiorescenza, passando dal rosa pallido  sino al blu, attraverso molteplici tonalità.

Hydrangea predilige luoghi freschi, moderatamente umidi  e semiombreggiati . Una sufficiente dose di luminosità naturale è comunque indispensabile al fine di stimolare e mantenere una rigogliosa fioritura. Alcune varietà possono tollerare esposizioni soleggiate, se poste a dimora in terreni profondi, freschi e ricchi di sostanza organica. L’ortensia necessita di frequenti  e abbondanti irrigazioni, soprattutto  a partire dall’inizio della fioritura  e in periodo estivo, quando anche solo modesti deficit idrici possono causare vistosi e rapidi appassimenti. Poiché è una pianta spogliante, è particolarmente resistente al freddo : teme solo le precoci gelate autunnali, quando non è ancora a riposo e quelle tardive primaverili, quando è già in fase vegetativa avanzata. Soffre inoltre l’esposizione ai venti freddi. Le fertilizzazioni devono essere regolari: ogni due/tre settimane, a partire dall’inizio della vegetazione e sino alla comparsa delle infiorescenze, vanno distribuiti prodotti specifici per acidofile. Le ortensie si moltiplicano tramite talea di stelo tra agosto e settembre.

L’ortensia soffre molto la carenza di ferro, nota come “clorosi ferrica” . È un problema assai frequente nei substrati calcarei poco fertili, con persistenti ristagni idrici, o quando la pianta è in un contenitore con terriccio vecchio. Si manifesta in estate con l’ingiallimento del tessuto fogliare compreso tra le nervature , che però rimangono verdi. Se non si interviene subito, la pianta rallenta la crescita e le nuove foglie, già ingiallite, diventano biancastre e seccano. Nei casi gravi la fioritura viene bloccata e la pianta deperisce velocemente, compromettendo anche il germogliamento dell’anno successivo. Se lo scorso anno le vostre ortensie sono state colpite dalla carenza di ferro, quest’anno è opportuno distribuire al terreno prodotti ricchi in ferro, almeno 3-4 volte , cominciando ad aprile fino a giugno/luglio usando quelli in polvere o liquidi (solfato di ferro, ferro chelato) . In più, si consiglia di aggiungere un po’ di torba al terreno e non eccedere con l’irrigazione (l’eccesso di acqua nel terreno ostacola l’attività di assorbimento delle sostanze nutritive).

Questa malattia fungina attacca soprattutto in estate, colpendo le foglie inferiori o quelle più interne, quindi più ombreggiate, sulle quali si sviluppano aree di marciume bruno-grigiastro coperte da muffa biancastra; il fungo può colpire anche le infiorescenze con esiti pesanti; attacca soprattutto le piante giovani e quelle dai fiori bianchi durante i periodi estivi, caldi e piovosi. Per prevenire il problema, è indispensabile, in aprile, procedere a un diradamento degli steli fiorali se la pianta è molto fitta e poi evitare di irrigare eccessivamente a pioggia.

Se l’estate o l’autunno scorso le foglie delle vostre ortensie manifestavano macchie ovali, lunghe sino a un paio di centimetri, di colore rossastro o bruno , contornate da un alone giallastro con zona centrale più chiara e secca, si trattava di questa malattia fungina. Per evitare che anche quest’anno si manifesti, le piante vanno trattate adesso con prodotti a base di rame (ossicloruro di rame, poltiglia bordolese) e poi successivamente, in piena estate .  Le infezioni sono più frequenti a fine ciclo, in autunno, quando aumenta l’umidità ambientale.

Se lo scorso anno, durante l’estate, avete notato erosioni a merletto o semicircolari sui bordi delle foglie , la causa è da ricercare nell’attacco di questo coleottero, lungo 8-10 mm, con il corpo nero. L’oziorrinco si alimenta durante le ore notturne dei mesi estivi , mentre durante il giorno rimane nascosto nella superficie del terreno. Generalmente gli attacchi si verificano se le ortensie sono a dimora nei pressi di altre acidofile (azalea, rododendro o camelia) che sono le fonti alimentari principali di questo insetto parassita. Per difendersi bisogna agire da aprile a maggio con la distribuzione al terreno di organismi microscopici utili, i vermi detti “nematodi” , che si cibano delle larve presenti nel suolo in primavera (trattamento da ripetere a fine estate). In estate, invece, si potrà effettuare una lotta diretta durante le ore serali, cercando sulle foglie gli insetti adulti in fase attiva di alimentazione.

Si tratta di piccolissimi insetti che, tra aprile e maggio, pungono le lamine delle giovani foglie determinando accartocciamenti e ripiegamenti dei margini, seccume lungo i bordi fogliari, striature bianche sui petali delle varietà a colore scuro e generale deperimento. In genere, si interviene solo quando gli attacchi sono massicci con insetticidi specifici (diversi da quelli utilizzabili contro gli afidi) , a base di principi attivi quali Abamectina e Spinosad.

Questi insetti possono comparire, da maggio in poi, sulle foglie (soprattutto sulle pagine inferiori) e sugli steli delle piante più adulte. Si presentano con un grosso ovisacco bianco e cotonoso, moderatamente appiccicoso , lungo 5-7 millimetri. Le cocciniglie sottraggono linfa, causando rallentamento di crescita, deformazione di foglie e fiori, disseccamenti fogliari, perdita di foglie, blocco di fioritura ed emissione di abbondante melata, con conseguente sviluppo di fumaggine. Dato che il loro sviluppo è favorito da un ambiente caldo-umido, da una vegetazione molto fitta e dalla scarsità di luce, a livello preventivo, a partire da aprile , occorre osservare bene le piante (lamina inferiore delle foglie) ed effettuare qualche potatura  di diradamento per arieggiare le chiome .  Ai primi segnali di presenza delle cocciniglie intervenire con insetticidi specifici (oli minerali).