Dragons vs. Rings, quarto round: pareggio, ma abbiamo alcune domande

2022-10-09 16:43:37 By : Ms. Helen Yang

Perché Rings of Power alterna cose belle a cose orribili? E in HoD le azioni di Ser "cane pazzo" Criston Cole hanno un senso qualsiasi?

“Tu sei Sauron, non è così?”

Ti capisco, vecchio oste collaborazionista, se tu sei confuso figurati io. Il maledetto Rings non mi aiuta per niente. Ancora un altro episodio di giri quasi a vuoto in cui alla fine si arriva poco più avanti di dove avevamo lasciato la settimana scorsa. Un po’ meglio della settimana scorsa in virtù del viaggio inziale degli Harfoot (gli hobbit con la paglia nei capelli) che nella loro semplicità riescono a essere gradevoli e interessanti; ma anche della cricca di biondini/e che esplora il luogo dell’atterraggio della meteora: gente molto strana che non promette niente di buono, ma che almeno non spiega (Perché una porta una astro-padella? Perché si ossigenano i capelli?). Mi rendo sempre più conto che, a fianco di una certa genericità delle idee, un altro grande problema di questa serie è che quasi sempre rinuncia a costruire il mistero.

Certo, ci sono le domande: chi è l’uomo meteora, chi è Adar, perché gli Elfi devono sbrigarsi entro primavera (ora lo sappiamo), ma sono chiaramente etichettate come domande (e già questo abbiamo imparato che non è il massimo come mistero). Tutto il resto è sempre ben illuminato e spiegato, spesso a costo di una notevole didascalicità. Capisco la paura degli autori al pensiero che uno spettatore di passaggio sia spaventato dalla complessità e scappi a gambe levate, ma vogliamo parlare del rischio che scappi io a gambe levate? Il ricatto è sempre lo stesso: ce ne vorrà di noia prima che Nerdo De Nerdis (cioè io) smetta di vedere una serie fantasy così ricca.

Dall’altro lato, House mantiene la sua andatura svelta e carismatica, coprendo brillantemente il nostro fabbisogno di alto intrattenimento e bassezze medioevali. Questa settimana però, pur molto emozionante, il quinto episodio ha mosso i primi passi falsi, almeno in termini di naturalezza di ciò che accade. Parliamo di Ser Cane Pazzo Criston Cole. Avevamo lasciato Rhaenyra e il suo ganzo amanti e ora li ritroviamo ancora più impelagati, al punto che il cavaliere (che fin qui è stato un capolavoro di diligenza e buon senso) fa all-in e propone alla sua bella platinata di fuggire ad Essos a godersi la vita. Una mossa coraggiosa ma, insomma, non certo blindata.

Rhaenyra apprezza interiormente ma rifiuta, proponendo una soluzione di compromesso che è sempre stata la migliore all’orizzonte, e invece Criston perde completamente la brocca. Viene convocato dalla Regina Alicent e in un dialogo che sarebbe stato sporco anche ne Gli occhi del cuore le racconta tutto. Secondo all-in, dove però lui è la posta e il piatto è un vaso da notte. Alicent potrebbe farlo giustiziare sul posto e invece fa finta di niente, dimostrando grande lungimiranza, perché Cane Pazzo Criston non ha finito: terzo all-in al banchetto, dove la posta è la sua mano e il piatto è il cranio di quel povero tizio di cui a questo punto non vale la pena memorizzare il nome. Tutto molto caotico, e la regia lo sa perché mette in scena la rissa nel modo più opaco possibile, nascosta da una folla di invitati terrorizzati. Tutto molto bello e tematicamente giusto ma a palla ferma (nel prossimo episodio) spero che arrivino delle spiegazioni. Altrimenti tutto quello che mi porto a casa è che a Westeros è meglio non fare progetti a lungo termine, ma questo lo sapevamo già.

Esaurito questo primo scontro Platinati VS Platinati di apertura, passiamo agli altri scontri diretti. Però che fatica questo Rings, è davvero un oggetto strano. Oscilla tra il molto buono e il pessimo con una velocità che dà il mal d’auto, e la colpa ovviamente è del budget. Prendiamo le belle scene iniziali di viaggio degli Harfoot o l’insulsa scena finale in cui i nostri amici si imbarcano sulle navi e scopriamo che Isildur è riuscito sì ad avere la raccomandazione ma come stalliere (che twist!). Sono scene visivamente così ricche che, se anche vagamente riempite di senso, diventano subito entusiasmanti. Se svuotate, lasciano un amaro in bocca che neanche se avessimo assaggiato la spada maledetta di Theo.

Tutto sommato Milly Alcock si è rivelata un’ottima aggiunta al mondo di Westeros e al fantasy in generale nel reparto parrucconi. Dalla settimana prossima non la vedremo più, a causa del famigerato salto temporale, e mi dispiace. Ora le offriranno dei film da protagonista, speriamo scelga bene e non faccia un Terminator.

La povera Morfydd Clark continua a fare a botte con un personaggio fatto solo di determinazione e proverbi. Sempre brava però nelle scene action. La scena dell’addestramento avrebbe brillato, se non fosse per quel sorrisetto compiaciuto (insomma, ti provoca particolare soddisfazione spararti due pose con questi adolescenti umani?). Praticamente un Orlando Bloom al femminile. Non vedo l’ora che esca dalla sua spirale di cassandrismo, ma l’istinto mi dice che ci vorrà il resto della Seconda Era.

Rhys Ifans, nella sua uscita di scena sotto la pioggia, si scalda un po’ e come previsto incassa sul lavoro di sottrazione fatto fin qui. Spiegoni così toccanti ne ho visti pochi. We light the way.

Dall’altra parte il nostro Alto Re/venditore di Cadillac preferito scopre finalmente il suo gioco e non c’è dubbio che l’attore che lo interpreta abbia mestiere (provateci voi a dire quelle cose con una corona di foglie d’oro sulla testa). Ciò nonostante ha i lineamenti meno elfici che si possano immaginare. Scusatemi lo sfogo filologico ma insomma: no per fare gli Elfi solo attori del vecchio continente. Basta dirlo ad alta voce per sentire che è giusto.

Okay, lo ammetto, questo scontro diretto esiste solo per dire quanto sia stata brava anche Emily Carey, e quanto mi dispiace perderla dopo il salto temporale. Nel pensare a una scena che rappresenti il suo contributo alla serie mi sembra che vadano tutte bene, l’ennesima prova della quantità di bravi attori che escono dai teatri inglesi.

La regina Miriel invece sarebbe perfetta in una serie di avvocati un po’ banale.

Bene bene il fade out di Viserys nel corso della puntata. A parte i colpi di tosse, ho apprezzato il modo in cui gli altri attori sulla scena (figurata) cominciano a prendersi il loro spazio non appena avvertono il vuoto di potere che si sta creando.

Bonus track: Viserys, che gioca con i suoi modellini e nessuno lo capisce, siamo noi. Ci piace Westeros ma non ci vivremmo.

Pharazon invece, a sorpresa, comincia ad acquistare spessore in una sua particolare maniera. Ammette di essere un macchinatore , ma sapendo di essere l’unico macchinatore dell’isola se la prende con calma e non scopre le carte. Almeno però possiamo aspettarci da lui qualcosa in futuro (e bene che il suo personaggio si sia già discostato dai sacri testi, così possiamo fantasticare di più).

Finalmente! Nella miglior tradizione di GOT, House mette in scena un matrimonio che lascia tutti scontenti e puzza di violenza lontano un miglio. Tripla dose di sguardi in tralice, ingressi inopportuni, diffidenze varie, gore finale. Lontano anni luce dal Red Wedding, ovviamente, ma comunque molto godibile.

Nell’angolo opposto Rings schiera l’ennesima stranezza: a partire dalle elfe velate che prima si siedono a tavola con i personaggi parlanti e alla fine sparecchiano. Chi sono? Cosa vogliono? Perché cenano con la cuffietta di maglia argentata?

Bonus track: portano una lastra di marmo a piedi fino a Moria? Okay che i cavalli ce li ha tutti Numenor, ma l’Alto Re dei Noldor non li appara due ciuchini?

Due settimane fa scrivevo che la scena del vecchio collaborazionista sauroniano che taglia la testa di un pesce con la mannaia sembrava presa da una scena tagliata di GOT. Non è vero! Ce l’hanno messa anche in House. Ecco come si fa il grim nel fantasy.

Se, come dicevamo, Rings ha recuperato un po’ di terreno rispetto al vuoto della settimana scorsa, Dragons ha mostrato un po’ di difetti. E quindi pareggio, ma più per il mio morale (e forse il vostro) che per altro.

Che poi, parlando di morale, è tutto ok*: questa settimana che è passata è iniziato Andor ed è bello come sembrava dai trailer. Il mondo di Star Wars con la vernice raschiata fino a scoprire il metallo. Atmosfera, cura del dettaglio, poche sbavature. E non credete a quelli che vi dicono “Ma a questo punto non è Star Wars”. È Star Wars eccome, semmai il problema sono i film che sono così lacunosi da lasciare sulle spalle di una serie tutta la responsabilità di essere uno Star Wars fatto bene. Che quarant’anni fa si diceva solamente “Star Wars”.

(E se non vi basta, è tornato anche Monkey Island, stavolta sul serio.)