L’impianto di irrigazione automatico per i vasi in balcone - Cose di Casa

2022-10-09 19:22:03 By : Ms. Catherine Fang

Ci evita molta fatica, spreco di acqua e di tempo e ci consente di andare via e lasciare le piante per un lungo periodo senza temere che possano soffrire la siccità. Ecco che cosa sapere per scegliere il sistema di irrigazione che fa al caso nostro.

Oggi il balcone o il terrazzo è sempre più considerato una stanza aggiuntiva posta all’aperto con sedute, tavole, barbecue, il tutto immerso in un vero e proprio giardino fatto di vasche e grandi contenitori più che vasi classici, destinati a restare all’aperto tutto l’anno, troppo pesanti per movimentarli e ripararli durante il periodo freddo. Lo sviluppo in questo senso ha stimolato la ricerca di soluzioni adatte a renderne possibile la gestione senza eccessivi dispendi di tempo e d’acqua e l’impianto d’irrigazione dal giardino è passato a servizio dei vasi e delle vasche di terrazzi e balconi. Ecco tutto quello che dovete sapere per valutare se acquistare un impianto già pronto e completo oppure per comporlo pezzo per pezzo con le vostre mani.

Il programmatore automatico Aquauno Select 8423 si installa direttamente sul rubinetto e funziona con batteria alcalina da 9 V. Si programma ruotando le manopole e impostando tempi e frequenze preferite scegliendo tra 63 soluzioni possibili. di Claber – www.claber.it

Si attacca al tubo di linea o a quello di derivazione, il dosatore per distribuire attraverso l’impianto d’irrigazione lo specifico concime liquido universale solubile in acqua. di Gardena – www.gardena.com

Con SensoTimer ST6 Duo eco!ogic impostare le modalità e le tempistiche di irrigazione è molto semplice: dotata di wi-fi è sufficiente impostare il grado di umidità necessario alle piante e alla tipologia di terreno, quando il livello di acqua presente nel suolo scende sotto il valore desiderato, i sensori avviano automaticamente l’innaffiamento. di Kärcher – www.kaercher.it

Il raccordo rubinetto a 4 uscite (1/2” – 3/4”) è utile per chi, oltre all’impianto di irrigazione, deve collegare una pompa, un tubo per annaffiare e avere ancora acqua disponibile liberamente. di Verdemax – www.verdemax.it

Contenitore per acqua piovana da 300 litri dotato di un pratico supporto e di un rubinetto. Disponibile anche in altri formati e misure. di Stefanplast. www.stefanplast.it

Il rubinetto esterno è condizione indispensabile per poter collegare l’impianto di irrigazione. Chi possiede un rubinetto a sbalzo deve trovare il modo di proteggerlo, sia dal gelo sia dal sole. La soluzione più semplice è dotarlo di una cassetta di materiale isolante e impermeabile, di colore bianco per riflettere i raggi del sole, in legno impregnato e verniciato o in materiale plastico. Deve essere abbastanza grande così da ospitare la centralina ed essere forata per consentire il passaggio dei tubi necessari ad alimentare l’impianto. Chi non possiede un punto acqua esterno può decidere di progettarlo a sbalzo o incassato nel muro che sostituirà la protezione della cassetta se dotato di uno sportello. In ogni caso è necessario avere una saracinesca all’interno del fabbricato che consenta di interrompere il flusso e svuotare la parte terminale del tubo.

Per chi non avesse modo di modificare l’impianto idraulico per predisporre il punto acqua esterno, la soluzione esiste. C’è la possibilità di acquistare un serbatoio, anche non troppo grande o costoso, capace di alimentare un impianto di irrigazione per vasi da rifornire ciclicamente con annaffiatoi o con un tubo volante. Il serbatoio deve essere scelto solo dopo aver valutato il consumo presunto di un balcone per almeno un periodo di sette giorni: potrebbe andare bene un serbatoio a forma di parallelepipedo, a base quadrata con lato di 50 cm, alto 80 cm è di circa 200 litri. Deve essere in materiale plastico, leggero e facile da pulire, dotato di una piccola pompa elettrica che funziona a basso voltaggio in grado di generare una pressione bassa ma sufficiente a erogare acqua a tutti i vasi perché i dislivelli da superare e la portata da raggiungere sono piuttosto modesti. La pompa è provvista di timer che sostituirà la centralina e di un sistema di spegnimento automatico quando l’acqua scende sotto un livello minimo considerato di guardia così da non funzionare a vuoto. Prima di scartare questa possibilità pensando che si tratti di un apparato ingombrante considerate un serbatoio che contiene 200 – 300 litri d’acqua non ha dimensioni eccessive (nella foto).

La centralina in genere rappresenta il primo elemento dell’impianto, da applicare al rubinetto dell’acqua. Invece, per comodità consigliamo di inserire prima un raccordo a più uscite. Gli sdoppiatori, che si applicano al rubinetto prima della centralina, moltiplicano le uscite passando da una a due o tre, anche quattro. In questo modo un solo rubinetto sarà impiegato dall’impianto automatico di irrigazione e gli altri saranno disponibili: uno potrà essere collegato ad una canna per intervenire dove ce ne è bisogno con la forza di un getto (lavaggio, irrigazione di soccorso), l’ultimo per prelevare direttamente.

Costosissime fino a dieci anni fa oggi sono disponibili sul mercato una quantità di proposte, simili ma molto diversificate nelle funzioni aggiuntive, a una o più uscite, alla portata di tutti. Le centraline, una volta programmate, devono essere in grado di svolgere autonomamente il proprio compito anche se questo non ci solleva da controlli a giorni alterni per ovviare i danni da guasti o errato funzionamento. Le centraline possono essere di tipo semplicissimo, con un programma giornaliero, che erogano tutti i giorni alla stessa ora o agli stessi orari, se più di uno, acqua per l’intervallo di tempo fissato. Quelle meno elementari prevedono la possibilità di memorizzare un programma settimanale con variazioni per ogni giorno sia per gli orari sia per i tempi, e dunque per le quantità erogate. Verificate, al primo segno di appassimento, l’effettiva operatività delle centraline, specie di quelle alimentate a batterie perché si esauriscono in modo improvviso senza nessun segno premonitore. Preferite centraline che siano garantite contro l’umidità, la pioggia e la neve, certificate come impermeabili perché anche quelle poste in posizioni protette possono essere raggiunte da rovesci di piogge, accumuli di neve, o acqua rovesciata in modo accidentale.

Dalla centralina in avanti parte la distribuzione dell’acqua alle fioriere. Ogni produttore ha predisposto una propria rete di distribuzione con soluzioni diversificate atte a garantire stabilità e affidabilità nel tempo dell’impianto. L’impianto è basato su due tipi di tubazioni: quella principale detta di linea, su cui si innestano tubi di derivazione sottili e flessibili che portano l’acqua agli erogatori. Il problema di queste reti di distribuzione è sempre stato lo sfilarsi delle diramazioni dal tubo principale per trazione, anche accidentale, per usura, per imperfetta collimazione fra foro e tubo da innestare. Prima dell’acquisto accertatevi che i raccordi siano di facile montaggio, a tenuta e “flessibili” in modo da poter predisporre con facilità un impianto su misura per ogni balcone o terrazzo, anche quando cambia la disposizione dei vasi. Il materiale impiegato per i tubi è il polietilene a bassa densità, caratterizzato da una certa plasticità e deformabilità per meglio adattarsi ai percorsi che dovrà seguire. La plasticità di questo materiale non deve essere portata all’estremo e le curve dovranno essere dolci perché un brusco cambio di direzione a 90° ottenuto fissando il tubo lungo il battiscopa comporta una strozzatura importante che altera il flusso e la pressione all’interno della rete. Meglio in questo caso far ricorso ad appositi raccordi ad angolo retto. Col tempo il materiale tende a irrigidirsi e quello piegato riporta danni maggiori e più in fretta. I tubi possono essere uniti fra loro con raccordi di tipo ad innesto, come quelli utilizzati anche dalle canne per l’acqua in giardino, semplici da unire o separare, ma che richiedono cura nella fase iniziale di montaggio. Moltissimi i tipi di raccordo disponibili: prevedono la possibilità di unire due tubi tramite un innesto a “Y” con diverso angolo d’apertura o anche tre elementi, sullo stesso piano, a fra loro inclinati. Sui tubi veri e propri innesteremo con un apposito kit di perforazione, tubi sottili e flessibili, facilmente indirizzabili che porteranno l’acqua agli erogatori.

Sono l’ultimo elemento della linea di distribuzione: assumono forme diverse in relazione alla tipologia e alla richiesta della pianta che debbono irrigare.

È molto semplice e comporta poco dispendio in termini di tempo, di fatica e di prodotti da utilizzare.