Napoli in «bianco e nero» nelle foto storiche dell’archivio Carbone - CorrieredelMezzogiorno.it

2022-10-17 12:49:12 By : Ms. Grace Yang

Ogni clic è un pezzo di storia della città. Benedetto Croce all’inaugurazione dell’Istituto di Studi Storici nel 1947. La folla ai suoi funerali, cinque anni dopo. E ancora, Anna Magnani con Eduardo sul set di Assunta Spina , il boss mafioso Lucky Luciano, immortalato prima ai fornelli e poi in terrazzo mentre legge un libro. Memorie di un mondo lontano, tornate alla luce sul nuovo sito dell’archivio fotografico Carbone, un tesoro composto da oltre cinquecentomila documenti tra negativi, stampe e lastre di vetro conservate nella sede di via Toledo. Immagini che raccontano Napoli, dalla metà degli anni Venti agli inizi degli anni Settanta. Adesso seimila di queste fotografie, scattate tra il 1945 e il 1973, sono consultabili sul portale dell’archivio. È il frutto di un lavoro condotto dall’associazione Riccardo Carbone onlus , con la collaborazione gratuita della società Regesta, che si è occupata del sito. L’anno scorso l’associazione ha raccolto con un crowdfunding i fondi necessari a salvare i negativi. Oltre ventimila euro per acquistare i contenitori anti-muffa e gli scanner indispensabili per iniziare la digitalizzazione e schedatura delle fotografie. Da qui, è arrivato il catalogo sul web, primo risultato di un’opera di archeologia contemporanea.

Il portale, presentato ieri mattina, è già online. Fra circa un mese e mezzo dovrebbe terminare la seconda raccolta fondi, (avviata su www.buonacausa.org/cause/archiviocarbone) che punta a mettere insieme 18 mila euro. «Con quella cifra, le foto che potremmo digitalizzare e unire a quelle già consultabili su internet sarebbero circa 15-20 mila» spiega Giovanni Nicois della onlus. Con una donazione di 40 euro si può anche «adottare un servizio fotografico», selezionandone uno tra quelli inseriti in catalogo e non ancora digitalizzati per metterlo a disposizione della collettività. In cambio, l’utente riceverà una stampa di una delle immagini e il nome nella scheda del servizio adottato. «La nostra speranza è che queste immagini suscitino emozioni nelle persone — aggiunge Nicois — non solo tra i napoletani, ma anche tra quelli che non vivono qui». E il primo ad adottare un servizio è stato proprio un napoletano che non vive più in città, Massimo Coen Cagli. Il suo contributo ha permesso di far riemergere sul web la Napoli del 1970. Diciotto immagini che raccontano i disordini in piazza Trieste e Trento causati da Agostino ‘o pazzo , al secolo Antonio Mellino, il centauro che all’epoca filava a tutto gas per i vicoli dei Quartieri Spagnoli in sella alla sua motocicletta sfidando la polizia.

I servizi con le immagini sfiorano quota 1200. Una carrellata in bianco e nero di luoghi ed eventi. Di politici, sportivi, divi del cinema e del teatro. Non mancano, ovviamente, le glorie di casa. Tra queste Sophia Loren, alla stazione marittima in partenza per l’America nel 1956 e nella sua Pozzuoli cinque anni dopo, Totò al voto nel 1948, Eduardo De Filippo senza baffetti, con il costume di Pulcinella e la sigaretta tra le dita in una pausa delle prove di uno spettacolo al San Ferdinando, (20 gennaio 1954) e poi, il giorno successivo, in smoking mentre brinda con la sorella Titina nello stesso teatro. «In futuro — prosegue Nicois — vorremmo coinvolgere nella catalogazione i singoli utenti e gli alunni delle scuole. Potrebbero suggerirci loro le didascalie da aggiungere alle foto». Nelle immagini sfila la Napoli del passato: da piazza del Plebiscito piena di auto alla vecchia stazione in piazza Garibaldi. Luoghi che hanno cambiato volto nel corso degli anni. «Gli elementi urbanistici della città di una volta mi hanno colpito molto» spiega lo scrittore Maurizio de Giovanni, intervenuto ieri alla presentazione durante la quale ha subito adottato un servizio fotografico. «La zona Ponte di Tappia ad esempio, noi oggi la chiamiamo così anche se il ponte non c’è. Lo ritroviamo in queste immagini dell’archivio. Quest’opera di digitalizzazione è meravigliosa. È un modo per rendere eterna la memoria della città».

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